Questa è la storia di Dora, 48 anni, madre di famiglia, nata e residente a Formia. Da 18 anni lavora come assistente ai bambini presso il servizio di trasporto scolastico di Formia in appalto a una azienda locale privata. In diciotto mai non ha mai subito alcun provvedimento disciplinare e non si è mai assentata dal lavoro per ragioni recondite.
Questa mattina, alle 7,30 si è recata al proprio posto di lavoro per l’inizio della stagione scolastica. Il “padrone”, con fare para-camorrstico, gli dice: “e tu che sei venuta a fa’ ? vavattenne … qui non lavori più …”.
Licenziata. Senza alcuna causa e alcun motivo. Quelli che rimarranno dovranno rinunciare alla tredicesima mensilità, alla quattordicesima, e gli verrà decurtato lo stipendio in forza di un aumento dei carichi di lavoro e di una diminuzione delle ore lavorate.
Queste cose non accadono soltanto perché ci sono “padroni” miserabili e accattoni. Accadono anche perché vi è una amministrazione comunale che non controlla la regolarità degli appalti e non applica il recesso del contratto per gravi violazioni contrattuali. Accadono perché esiste un assessore di riferimento (non so, penso sia La Mura) che avalla queste porcherie che neanche nel medioevo esistevano. Molto probabilmente, se interrogato sul caso di questo licenziamento, l’assessore risponderebbe che stanno facendo il Piano Regolatore, che il concerto di Arbore è andato benissimo, che Formia è la città più pulita della provincia, che le Notti di Cicerone a un certo momento la Pedemontana, che hanno ereditato una pesante situazione dai comunisti e, concludendo, che questa amministrazione è migliore di quella precedente. Può anche darsi che sia vero, ma finora nessun lavoratore che ha operato per conto del Comune di Formia ha mai subito un simile affronto.
Tra qualche anno la lavoratrice vincerà la causa di lavoro e gli verrà restituito quanto doveva. Ma chi gli restituirà la mortificazione che ha dovuto subire questa mattina? Chi gli restituirà le ore di angoscia che sta vivendo in queste ore? Chi gli restituirà la umiliazione di doversi sentir dire, pubblicamente e davanti agli ex colleghi di lavoro, “e tu che sei venuta fa’? vavattenne ….”.
Delio Fantasia
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