La lettera di seguito riportata è stata già inviata a tutte le massime cariche comunali. Abbiamo deciso di aspettare un congruo numero di giorni per inviare tale comunicazione anche alla stampa, per dare tempo agli amministratori di poter riflettere sugli argomenti in oggetto e potere dare una giusta risposta, senza per questo percepire la pubblicazione a mezzo stampa come un attacco personale. La lettera infatti vuole essere di apertura ad una giusta verità storica.
Al sindaco di Formia Sen. Michele Forte
per conoscenza:
Ass. Cultura Dott. La Mura
Pres. Commissione cultura Dott. De Meo
Pres. Consiglio comunale Ing. Picano
Esimio Sindaco di Formia,
chi le scrive è un cittadino di Formia, repubblicano e fiero italiano. Credo nell'unità e nell'indivisibilità della nostra penisola come sancisce la nostra costituzione. Apprendo che sono in corso i preparativi per i festeggiamenti per il "150° anniversario dell'unità d'Italia". A Formia ci saranno sfilate, convegni, commemorazioni in onore dei "Granatieri di Sardegna" e della "Battaglia di Mola di Gaeta".
Mi permetta di esprimere le mie perplessità a riguardo.
Festeggiare ogni anno la data del 2 giugno, significa commemorare l'inizio della nostra repubblica e con essa la fine della disastrosa monarchia savoiarda. Come si può allo stesso tempo festeggiare l'inizio di quella stessa monarchia, anche se con essa si unificò geograficamente l'Italia? Gli ultimi studi storici riportano alla luce fatti e vicende volutamente celate negli ultimi 150 anni. Troppo sangue e vittime costò questa famosa "unità d'Italia". Sangue versato in massima parte dagli inermi cittadini del Sud a vantaggio della causa piemontese. Mi rendo conto che tali discorsi e quesiti sono di carattere nazionale e non di facile soluzione. Ma passiamo a Formia e alla sua storia.
Negli ultimi anni di regno Re Ferdinando II di Borbone, tenne in massima considerazione la città di Formia. Vorrei ricordarle solo alcune delle iniziative che intraprese per la crescita della nostra comunità:
- Unificò i due borghi presenti creando un unico comune quello di "Mola di Gaeta e Castellone";
- Progettò la nostra villa comunale, avviando quel rammodernamento poi completato in epoca italiana;
- Acquistò, per il nascente comune di "Mola di Gaeta e Castellone", l'attuale palazzo in cui si trova l'archivio storico da una nobile famiglia formiana, per instaurarci un nuovo municipio che potesse essere a metà strada tra i due vecchi borghi.
- Per lo stesso fine, avvio il restauro della chiesa di Santa Teresa, che doveva fungere da chiesa centrale. Per rendere omaggio ai due borghi, e per una convivenza pacifica commissionò al formiano Pasquale Mattej due quadri raffiguranti San Giovanni Basttista e Sant'Erasmo da installare nella chiesa restaurata;
- Acquistò dal Principe di Caposele, l'antica villa di Cicerone (oggi Villa Rubino), per farne sua residenza reale. Il Re era solito passare lunghi periodi tra Gaeta e Formia. Affidò i restauri della villa di nuovo al Mattej. Grazie a questo atto, si riportarono alla luce le antiche rovine della villa, subito venduta a privati in epoca italiana. Tutte le cittadine a noi adiacenti conservano un ricordo dell'epoca pre-unitaria.
A Gaeta si erge alta davanti alla chiesa di San Francesco la statua di Re Ferdinando II e si sta restaurando il museo Real Ferdinando su Monte Orlando, Minturno ha da poco dedicato cinque strade ai Sovrani duo-siciliani, Itri conserva una targa su Via Civita Farnese per ricordare l'opera del Re e diversi ricordi (targhe, dipinti) sono al SS Santuario della Madonna della Civita. La nostra città non ha neanche un piccolo vicolo dedicato a questo Sovrano eppure Formia ha nel suo stradario strade principali dedicate ai re savoiardi ed ai protagonisti risorgimentali italiani. Da sempre quando si parla del risorgimento si usa la parola "italiani" per identificare i piemontesi e borbonici o napoletani per identificare la controparte. Erano italiani anche quelli che resistettero all'invasione piemontese e che morirono per un fine o un ideale che oggi giudichiamo sbagliato o scomodo.
Tra quei morti, per la battaglia che a Formia vogliamo celebrare, crede che non ci siano stati anche moltissimi nostri concittadini? Contro chi combattevano quindi i granatieri di sardegna? Qual è la motivazione con cui gli si darà la cittadinanza onoraria, e per la quale gli si attribuiscono medaglie?
- Sono forse venuti a liberarci da un Sovrano tiranno? Il mio piccolo excursus storico risponde bene alla domanda.
- Sono venuti a liberarci da un invasore straniero? Per quello che attiene l'anno 1860, gli invasori in questione erano di certo loro.
- Sono venuti a combattere contro un esercito che ci opprimeva? Non direi, anzi vorrei di nuovo sottolineare che in quell'esercito militavano e morirono molti nostri concittadini e conterranei.
Mi rendo conto benissimo che nulla può fare, anche volendo per deviare dei festeggiamenti che sono di carattere nazionale. Renda però giustizia alla sua terra e a quei nostri concittadini, nostri avi e padri, morti per una causa diversa da quella che noi oggi, loro figli, festeggiamo. Faccia si di adempiere ai suoi doveri di primo cittadino italiano ma essendo artefice di una nuova coscienza storica. Di certo potrebbe affiancare ed arricchire queste celebrazioni con un ricordo a chi perse la vita pur "non essendo italiano". Molti sono le iniziative che si possono intraprendere: convegni, apposizioni di targhe, intitolazione di strade. Mi rendo da subito disponibile, assieme all'Ass. Terraurunca, in caso abbia bisogno di un supporto in tal senso.
Sono sicuro che saprà benissimo, volendo, dare il giusto spazio ad una diversa verità storica.
In attesa di un suo riscontro, le porgo i miei saluti
Formia 24/08/2010
Dott. Daniele Iadicicco
Presidente Ass. Culturale Terraurunca
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