le ultime news

LIBERI PENSIERI RIAPRE I BATTENTI!

giovedì 17 giugno 2010

Palermo: Consigliere Regionale UDC in un giro di cocaina


Dopo il Senatore Mele qualche anno fa, l'UDC di Casini si ritrova ancora in una storia di Politica e cocaina.



Bastava qualche telefonata e la cocaina era gia' nel cassetto della segreteria politica del "nano". Cosi' veniva chiamato il deputato regionale dell'Udc Salvatore Cintola dal pusher, Giorgio Napolitano, e dall'intermediario, l'insospettabile segretaria del politico, Sabrina Di Blasi, che faceva la "spesa" per lei e per il capo.



I fatti risalgono al 2004 ma le manette, per Napolitano e la Di Blasi, sono scattate solo ora con l'operazione Dolly show (dal nome in codice del piccolo spacciatore che ha fatto la "soffiata") condotta dalla sezione antidroga della squadra mobile di Palermo, tra il capoluogo siciliano, Napoli e Firenze, e coordinata dal procuratore aggiunto Maria Teresa Principato con i pm della Dda Emanuele Ravaglioli e Marcello Viola. La polizia ha eseguito 28 ordini di custodia cautelare (erano 29 ma uno dei destinatari, Salvatore La Franca, e' morto a maggio), nove nei confronti di persone gia' detenute. Le accuse sono, a vario titolo, di associazione a delinquere e spaccio di stupefacenti. Sono state cosi' scoperte in Sicilia due organizzazioni con struttura piramidale che si rifornivano dalla Campania per la cocaina, che proveniva dal Sud America, e dalla Calabria per l'hashish, che veniva importato dal Marocco. La droga veniva poi smerciata agli insospettabili della "Palermo bene". E tra di loro c'era anche Cintola, che per le sue transazioni avrebbe utilizzato l'auto blu, inviando l'autista con i soldi dalla segretaria che a sua volta si riforniva da Napolitano. Ma l'accusa iniziale di peculato per Cintola e' stata archiviata e il deputato, che si proclama estraneo alla vicenda ("Non ho mai usato droga in vita mia"), e' stato solo segnalato alla Prefettura come assuntore di cocaina. L'esponente dell'Udc e' stato subito sospeso dal partito dal segretario nazionale, Lorenzo Cesa, che ha chiesto anche la sua espulsione. Era droga "buona" quella di cui si approvvigionavano gli arrestati: "roba di capriccio" dice Napolitano che era uno degli ultimi anelli di una catena che partiva dai cugini Salvatore e Enrico Alfano. Loro coprivano il rione Brancaccio, mentre la famiglia Caltabellotta la zona di corso Pisani. Tramite Alessandra Caltabellotta, la droga passava al marito, Giorgio Napolitano. Delle transazioni con i partenopei si occupava il "principe", Ciro Di Napoli, un altro dei personaggi chiave dello spaccio, che avrebbe fornito di cocaina anche la piazza catanese, e Domenico Filadoro. A loro gli investigatori sono arrivati seguendo i movimenti di Salvatore D'Anna. Il filone calabro porta invece a Vincenzo Giappone. Della purezza della droga si occupava il "chimico", Manfredi Mendolia. Per non farsi scoprire dagli inquirenti, gli arrestati parlavano di auto, pezzi di ricambio, centraline non funzionanti. Dietro le due organizzazioni c'era l'ombra della criminalita' organizzata che stava pero' un passo indietro. "Si tratta - ha spiegato Maria Teresa Principato - di due bande molto organizzate. Il punto fondamentale e' la facilita' con cui a Palermo si puo' reperire cocaina, eroina e hashish. Sono i mafiosi che foraggiano il traffico, anche se Cosa nostra sta dietro alle organizzazioni. Poiche' le pene per spaccio di droga sono alte, la mafia preferisce infatti lavorare in retroguardia".

Nessun commento:

Posta un commento