le ultime news

LIBERI PENSIERI RIAPRE I BATTENTI!

giovedì 15 luglio 2010

Camorra e Rifiuti: in un'ordinanza spuntano Formia e Gaeta

L'ATTIVITÀ imprenditoriale del clan dei casalesi facenti capo ai boss Nicola Schiavone, figlio del più noto Francesco detto «Sandokan», e Antonio Iovine ha avuto tra le principali fonti di guadagno non solo il settore edile, ma anche la raccolta dei rifiuti.
 E la lunga attività investigativa terminata lunedì con le 17 ordinanze di custodia cautelare emanate dal tribunale di Napoli su richiesta della Direzione distrettuale antimafia e il sequestro di beni pari a un miliardo di euro, con appartamenti situati anche a Formia e Gaeta, ha evidenziato come il clan Shiavone fosse inserito nel settore degli appalti pubblici anche grazie all'intervento di Nicola Ferraro, ex consigliere della Regione Campania dell'Udeur e il fratello Luigi.

Dall'attività di indagine focalizzata sulla persona di Nicola Ferraro è stato, infatti, confermato come l'indagato fosse impegnato in qualità di imprenditore nel settore della raccolta dei rifiuti. Diverselesue partecipazioni societarie anche nella «EcoCampania» destinataria di appalti non solo i diversi comuni della Campania, ma occasionalmente anche fuori provincia e tra questi anche nel Comune di Gaeta.

Tra il 1989 e 1990 il settore dei rifiuti era gestito dai casalesi. Il clan che faceva capo a Casal di Principe aveva già ottenuto la gestione dei rifiuti in altri enti comunali quali Santa Maria Capua Vetere e Formia. Una situazione, secondo le attività investigative svolte dagli uomini del Ros unitamente agli uomini del Comando provinciale di Caserta e ai colleghi di Aversa sarebbe rimasta invariata fino al 1996, fino a quando dopo l'omicidio di Angelo Piccolo le zone che fino a quel momento erano di esclusiva gestione dei casalesi passarono sotto il controllo del clan Belforte e di Felice Napoletano che iniziarono una serie di indagini giudiziarie che coinvolsero il gruppo Agizza, Mimì Romano e i vari prestanome che si sono avvicendati di volta in volta. In questa fase sarebbe subentrata, secondo i riscontri degli inquirenti, la figura di Ferraro. Quest'ultimo, entrato a far parte della banda Belforte, fu introdotto nell'«affare» dei rifiuti da Mimì Romano. Da qui il tentativo di aggiudicarsi gli appalti di Maddaloni e Marcianise

fonte: Latina Oggi

Nessun commento:

Posta un commento