Il programma delle Celebrazioni previste dal Governo per il 2011, in occasione del 150° Anniversario dell’Unità d’Italia, non può prescindere da un significativo coinvolgimento dell’Amministrazione Comunale e del Comune di Formia, poiché il suo territorio - allora Comune di Mola e Castellone - è stato teatro degli ultimi due grandi eventi che, di fatto, hanno determinato e sancito la fine del Regno borbonico e la nascita dell’Italia unita.
Il primo evento si riferisce all’ultima grande battaglia campale combattuta il 4 Novembre 1860, a Mola di Gaeta, la zona dell’attuale piazza Risorgimento, a Formia, tra le truppe borboniche e quelle piemontesi.
Il 2 Novembre 1860, tra il ponte di Mola e le pendici di Maranola, con le alture di S.Antonio e di Madonna di Ponza, viene approntata l’ultima linea di difesa dell’esercito delle Due Sicilie. In tutto, circa 20.000 uomini (tre battaglioni della Brigata Polizzy, tre battaglioni di Cacciatori leggeri esteri ed un battaglione del 3° Reggimento di linea, con solo due batterie) al comando del Generale Von Mechel, dispiegati lungo il torrente Rio Fresco, con alcuni avamposti posizionati tra Acquatraversa, Ponzanello e Castellonorato.
Di fronte, c’è il Corpo di spedizione piemontese, forte di 18.000 uomini, al comando del Generale De Sonnaz (che ha il suo quartier generale a Scauri) e diviso su due colonne: la prima, formata dal 1° Reggimento Granatieri di Sardegna e dal 14° e 24° battaglione Bersaglieri, con il compito di prendere Maranola e convergere su Mola; la seconda, composta dal 2° e 3° Reggimento Granatieri che doveva prendere contatto con il nemico lungo l’Appia ed attaccare frontalmente il borgo di Mola.
All’alba del 4 Novembre, un violento bombardamento dal mare delle navi sabaude, al comando dell’Ammiraglio Persano, dà inizio alla battaglia: le truppe di De Sonnaz muovono all’attacco e gli scontri tra i due schieramenti sono cruenti per l’intera giornata. Dopo una serie di assalti all’arma bianca, Granatieri e Bersaglieri conquistano le alture di Madonna di Ponza e S.Antonio, tagliando fuori Maranola, mentre a Mola i Granatieri si sacrificano nel tentativo di sfondare l’eroica resistenza borbonica. Solo nel pomeriggio, le truppe di Von Mechel, per evitare l’accerchiamento sul lato sinistro, sono costrette a ritirarsi, parte verso Itri e Terracina (Stato pontificio), parte nella fortezza di Gaeta, finché, a tarda sera, i Piemontesi conquistano Castellone.
L’ultima grande battaglia terrestre è vinta ed inizia l’epopea dei drammatici 100 giorni dell’assedio di Gaeta.
Il comandante in capo del Corpo di spedizione piemontese, Generale Enrico Cialdini pone il suo quartier generale nella “Real Villa di Caposele”, di proprietà dei Reali di Borbone che l’avevano espropriata alla Marchesa Olimpia De Mari, figlia di Don Carlo de Ligny, principe di Caposele.
In questa stessa villa di Caposele, l’8 Dicembre 1860, alloggerà anche il Re Vittorio Emanuele II, venuto in visita a Mola di Gaeta, per rendersi conto di persona su come procedeva l’assedio della fortezza.
Il secondo evento che sancisce la fine del Regno delle Due Sicilie e la nascita dell’Italia unita, avviene il 13 Febbraio 1861, nella villa di Caposele, con la firma della resa della piazzaforte di Gaeta e la fine delle ostilità.
A conclusione di un’eroica resistenza, durata 101 giorni ed una trattativa portata avanti per due giorni, sotto l’incessante cannoneggiamento, da terra e da mare, delle batterie piemontesi, alle ore 18,30 del 13 Febbraio 1861, nel salone d’onore di villa Caposele, il Generale d’Armata Enrico Cialdini, comandante in capo del Corpo di spedizione piemontese, ratifica il protocollo di resa della piazzaforte di Gaeta, firmato dal Governatore della piazza di Gaeta, Tenente Generale Francesco Milon e consegnatogli dalla Commissione borbonica per la capitolazione (composta dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Francesco Antonelli, dall’Ammiraglio Roberto Pasca e dal plenipotenziario Ten. Colonnello Giovanni Delli Franci).
N.B. : Il 9 Gennaio 1861, il Re Francesco II di Borbone aveva nominato Governatore della piazza di Gaeta il Tenente Generale Giosuè Ritucci, poi entrato in aspra polemica con il Generale Cialdini sulle modalità con cui costui intendeva portare avanti le trattative di resa ed in particolare, sulla mancata concessione di una tregua, per cui, il 10 Febbraio 1861, Francesco II nomina nuovo Governatore della piazza di Gaeta il Tenente Generale Francesco Milon, onde non nuocere alle possibilità di quella resa onorevole che poi, il Milon firmò il 13 Febbraio.
N.B. : FORMIA - Il 12 Dicembre 1861, il Consiglio Comunale di "Mola e Castellone", in seduta straordinaria, con l'autorizzazione del Prefetto della Provincia, chiedeva al Real Governo "Sovrana Sanzione, onde questo Comune venisse chiamato col nome di Formia, anzichè di Mola e Castellone". Bisognerà attendere ancora qualche mese, perchè, finalmente, con Regio Decreto del 13 Marzo 1862, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.79 del 2 Aprile 1862 venga istituito ufficialmente il "Comune di Formia", a cui, solo con Decreto del 6 Gennaio 1866 verrà poi riconosciuto il titolo e la dignità di "Città di Formia".
Sergio Monforte
Il primo evento si riferisce all’ultima grande battaglia campale combattuta il 4 Novembre 1860, a Mola di Gaeta, la zona dell’attuale piazza Risorgimento, a Formia, tra le truppe borboniche e quelle piemontesi.
Il 2 Novembre 1860, tra il ponte di Mola e le pendici di Maranola, con le alture di S.Antonio e di Madonna di Ponza, viene approntata l’ultima linea di difesa dell’esercito delle Due Sicilie. In tutto, circa 20.000 uomini (tre battaglioni della Brigata Polizzy, tre battaglioni di Cacciatori leggeri esteri ed un battaglione del 3° Reggimento di linea, con solo due batterie) al comando del Generale Von Mechel, dispiegati lungo il torrente Rio Fresco, con alcuni avamposti posizionati tra Acquatraversa, Ponzanello e Castellonorato.
Di fronte, c’è il Corpo di spedizione piemontese, forte di 18.000 uomini, al comando del Generale De Sonnaz (che ha il suo quartier generale a Scauri) e diviso su due colonne: la prima, formata dal 1° Reggimento Granatieri di Sardegna e dal 14° e 24° battaglione Bersaglieri, con il compito di prendere Maranola e convergere su Mola; la seconda, composta dal 2° e 3° Reggimento Granatieri che doveva prendere contatto con il nemico lungo l’Appia ed attaccare frontalmente il borgo di Mola.
All’alba del 4 Novembre, un violento bombardamento dal mare delle navi sabaude, al comando dell’Ammiraglio Persano, dà inizio alla battaglia: le truppe di De Sonnaz muovono all’attacco e gli scontri tra i due schieramenti sono cruenti per l’intera giornata. Dopo una serie di assalti all’arma bianca, Granatieri e Bersaglieri conquistano le alture di Madonna di Ponza e S.Antonio, tagliando fuori Maranola, mentre a Mola i Granatieri si sacrificano nel tentativo di sfondare l’eroica resistenza borbonica. Solo nel pomeriggio, le truppe di Von Mechel, per evitare l’accerchiamento sul lato sinistro, sono costrette a ritirarsi, parte verso Itri e Terracina (Stato pontificio), parte nella fortezza di Gaeta, finché, a tarda sera, i Piemontesi conquistano Castellone.
L’ultima grande battaglia terrestre è vinta ed inizia l’epopea dei drammatici 100 giorni dell’assedio di Gaeta.
Il comandante in capo del Corpo di spedizione piemontese, Generale Enrico Cialdini pone il suo quartier generale nella “Real Villa di Caposele”, di proprietà dei Reali di Borbone che l’avevano espropriata alla Marchesa Olimpia De Mari, figlia di Don Carlo de Ligny, principe di Caposele.
In questa stessa villa di Caposele, l’8 Dicembre 1860, alloggerà anche il Re Vittorio Emanuele II, venuto in visita a Mola di Gaeta, per rendersi conto di persona su come procedeva l’assedio della fortezza.
Il secondo evento che sancisce la fine del Regno delle Due Sicilie e la nascita dell’Italia unita, avviene il 13 Febbraio 1861, nella villa di Caposele, con la firma della resa della piazzaforte di Gaeta e la fine delle ostilità.
A conclusione di un’eroica resistenza, durata 101 giorni ed una trattativa portata avanti per due giorni, sotto l’incessante cannoneggiamento, da terra e da mare, delle batterie piemontesi, alle ore 18,30 del 13 Febbraio 1861, nel salone d’onore di villa Caposele, il Generale d’Armata Enrico Cialdini, comandante in capo del Corpo di spedizione piemontese, ratifica il protocollo di resa della piazzaforte di Gaeta, firmato dal Governatore della piazza di Gaeta, Tenente Generale Francesco Milon e consegnatogli dalla Commissione borbonica per la capitolazione (composta dal Capo di Stato Maggiore dell’Esercito, Generale Francesco Antonelli, dall’Ammiraglio Roberto Pasca e dal plenipotenziario Ten. Colonnello Giovanni Delli Franci).
N.B. : Il 9 Gennaio 1861, il Re Francesco II di Borbone aveva nominato Governatore della piazza di Gaeta il Tenente Generale Giosuè Ritucci, poi entrato in aspra polemica con il Generale Cialdini sulle modalità con cui costui intendeva portare avanti le trattative di resa ed in particolare, sulla mancata concessione di una tregua, per cui, il 10 Febbraio 1861, Francesco II nomina nuovo Governatore della piazza di Gaeta il Tenente Generale Francesco Milon, onde non nuocere alle possibilità di quella resa onorevole che poi, il Milon firmò il 13 Febbraio.
N.B. : FORMIA - Il 12 Dicembre 1861, il Consiglio Comunale di "Mola e Castellone", in seduta straordinaria, con l'autorizzazione del Prefetto della Provincia, chiedeva al Real Governo "Sovrana Sanzione, onde questo Comune venisse chiamato col nome di Formia, anzichè di Mola e Castellone". Bisognerà attendere ancora qualche mese, perchè, finalmente, con Regio Decreto del 13 Marzo 1862, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia n.79 del 2 Aprile 1862 venga istituito ufficialmente il "Comune di Formia", a cui, solo con Decreto del 6 Gennaio 1866 verrà poi riconosciuto il titolo e la dignità di "Città di Formia".
Sergio Monforte
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